venerdì 7 marzo 2008

AFFIORAMENTI. Residui come risorsa per ripensare il paesaggio
Un progetto di Emanuela Ascari.

Questo lavoro nasce come progetto d'indagine sull'area un tempo occupata dal Lanificio Cangioli in via Pomeria a Prato, in particolare quel lembo di terra tra la ciminiera e la strada, fonte di interessanti ritrovamenti e luogo apparentemente anonimo dal quale partire per innescare una riflessione sul paesaggio. Paesaggio che esiste e si definisce grazie all'azione dei suoi abitanti, in continua stratificazione.
Mentre la prima fase del progetto ha inteso evidenziare la necessità di partire dal luogo e dalle tracce del suo vissuto come base metodologica per poterlo vedere, conoscere, e reinventare, la partecipazione collettiva vuole porre l'accento sul valore che l'azione di ogni singolo abitante e della collettività ha nel modificare il territorio componendo paesaggi.
La partecipazione di chiunque vorrà aderire sarà la forza che metterà in atto un processo che darà origine ad un giardino temporaneo e ad un pensiero.


FILI - COLORE - PIANTA - SEMI - SUPERFICIE - VOLUME


CALENDARIO DI SEMINA

FEBBRAIO - MARZO

Cosmos
Cipolla

APRILE - MAGGIO

Camomilla
Cartamo

Guado
Iperico
Poligono
Robbia

SETTEMBRE

Reseda



A presto le date degli appuntamenti.
info manubrio00@hotmail.com


Questo progetto nasce da un laboratorio artistico con Botto e Bruno, Prato, settembre 2007, organizzato da Cantieri Culturali - Officina Giovani Ex Macelli - Prato e Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci, ed è stato successivamente elaborato per la tesi finale del Master Paesaggi Straordinari. Paesaggio Arte Architettura, del Politecnico di Milano e Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia, con la consulenza della dott.ssa Melania Bugiani, docente del Dipartimento di Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano.
Si ringrazia per la gentile collaborazione L'Associazione Tintura Naturale Maria Elda Salice di Milano.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Trovo auspicabile la realizzazione di questo particolare tipo di affioramento che giunge a trasfomare il territorio in paesaggio. La differenza tra i due è sostanziale. Come scrisse Antonio Paolucci il primo è lottizzabile il secondo no.La forza dell'idea è tutta nell'interstizio, ovvero nella capacità di agire in quei fazzoletti di terra "inutili" perchè troppo ristretti per potervi edificare, per consentire una speculazione edilizia o urbana. La forza di questo progetto è nella sua capacità di penetrare in una zona urbana proibita alla gratuità dell'arte. Una trasformazione possibile solo se vede la collaborazione, l'interazione di una collettività consapevole e disposta a prendersi cura di queste "isole verdi". Insomma il culto dell'affioramento dando vita ad un fenomeno sociale di culto richiama l'attenzione delle istituzioni pubbliche fino a porle nella condizione di tutelare qualcosa che è ormai diventato un patrimonio culturale da difendere. Per raggiungere questi esiti è necessario il coinvolgimento della collettività e il perdurare di questa azione nel tempo. Mi piace.

Anonimo ha detto...

Spero che questa tua idea, bella nella forma e utile nella sostanza, troverà reale applicazione.
Ovvero, spero che le suddette piante verranno effettivamente piantate nel suddetto luogo e che abbiano modo di poter crescere con la dignità di piante (tenendo quindi conto delle loro esigenze in merito al clima, all'acqua, ecc., in quanto esseri viventi) e non come 'installazioni'o oggetti puramente estetici. In bocca al lupo. (:-)